18 Dicembre Torino

Strage di Torino del 1922.Il massacro di Torino del 1922 si riferisce all’attacco dei fascisti italiani contro i membri di un movimento sindacale locale a Torino, in Italia. In tre giorni, a partire dal 18 dicembre e fino al 20 dicembre 1922, almeno 11 lavoratori (e forse fino a 24) furono uccisi in una campagna di terrore dal 18 al 20 dicembre 1922, per spezzare la resistenza al fascismo del movimento operaio e della classe lavoratrice. [1]Contenuti.Contesto [ modifica ]Dopo la Marcia su Roma e la nomina di Benito Mussolini a Primo Ministro il 29 ottobre 1922, il movimento operaio torinese continuò a opporre resistenza al fascismo. L’opposizione residua della classe operaia fu dimostrata dalla continua produzione e distribuzione clandestina del giornale comunista torinese L’Ordine Nuovo, diretto da Antonio Gramsci, nonché dall’organizzazione politica, di fabbrica e paramilitare, comprese le rivolte popolari contro l’invasione fascista nei quartieri popolari e un’importante vittoria elettorale in fabbrica. [1]Un altro fattore importante fu la rivalità tra la leadership paramilitare e quella politica del fascio torinese. Una volta al governo, Mussolini cercò di contenere gli eccessi violenti dello squadrismo locale guidato da Cesare Maria De Vecchi. I fascisti torinesi si irritarono sempre di più per la tendenza di Mussolini a colludere con le élite economiche e politiche locali e con i capi della polizia per emarginare il leader dello squadrismo torinese e piemontese, De Vecchi e il suo braccio destro Piero Brandimarte. La posizione politica sempre più rilevante del fascismo a livello nazionale richiedeva una disciplina più severa da parte dei fascisti per evitare la disaffezione dei suoi sostenitori più liberali e schizzinosi. [1]Il massacro [ modifica ]Il pretesto iniziale per l’offensiva su larga scala contro il movimento operaio torinese fu l’uccisione di due fascisti, Giuseppe Dresda e Lucio Bazzani, nella Barriera di Nizza, da parte del militante comunista e tranviere Francesco Prato, nella notte tra il 17 e il 18 dicembre 1922. [1]Per vendetta i fascisti fecero irruzione e bruciarono la Camera del lavoro, sede del sindacato, e attaccarono due circoli del Partito Socialista Italiano. [2] [3] Seguì la distruzione del giornale comunista torinese L’Ordine Nuovo. Alcuni redattori furono portati nel parco centrale di Torino e minacciati di essere giustiziati dalle squadre fasciste. [2]I fascisti radunarono comunisti e sindacalisti in città e ne giustiziarono alcuni in modo raccapricciante: una vittima, Pietro Ferrero, fu legata e trascinata dietro un camion fino alla morte e un’altra fu uccisa a bastonate. [2] Ufficialmente, i fascisti uccisero undici persone e ne ferirono gravemente dieci. [Tuttavia, nel 1924, Brandimarte dichiarò al quotidiano Il Popolo di Roma di aver scelto 24 ‘sovversivi’ dalle sue liste e di averli ‘affidati alle nostre migliori squadre per fare giustizia’. E giustizia fu fatta. I morti furono 22, perché due sfuggirono alla fucilazione’. [4]Le conseguenze [ modifica ]Brandimarte fu arrestato nel maggio 1945 dopo la caduta del regime fascista. Fu incriminato per gli omicidi di Torino, ma il caso fu trasferito a Firenze. Cinque anni dopo fu condannato a 26 anni e tre mesi di carcere, anche se negò di aver organizzato la strage. Tuttavia, nell’aprile del 1952, la Corte d’Appello di Bologna lo assolse per insufficienza di prove. [4]Nel 1946 una targa con i nomi delle 11 vittime fu posta in Piazza 18 dicembre 1922. [5]

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